A colloquio con don Stefano Cadenazzi, delegato per il Sinodo

SINODO IN CAMMINO

Il tempo di Natale e l’arrivo del nuovo anno sono occasione per riflettere e tracciare qualche bilancio in merito al cammino dell’XI Sinodo della Chiesa di Como, “Testimoni e annunciatori della misericordia di Dio”. Ne abbiamo parlato con il segretario del sinodo comense, don Stefano Cadenazzi.

Si sta chiudendo il 2021, il secondo segnato dalla pandemia anche per il nostro percorso sinodale diocesano: che riflessioni possiamo fare rispetto a questo viaggio che, nonostante tutto e con tante difficoltà, comunque non si è mai fermato?

«Rispetto al 2020, con la pandemia esplosa a poche settimane di distanza dal solenne avvio della fase assembleare con il giuramento dei sinodali (era il 12 gennaio), il 2021 ci ha dato maggiori margini di manovra, potendoci incontrare certamente da remoto, ma anche in presenza, avendo sempre la cura di rispettare tutte le indicazioni per il contenimento della pandemia. Questo aspetto relazionale e la scelta di ripensare l’impostazione dell’Instrumentum Laboris, alleggerito e concentrato su aspetti essenziali, ha segnato una ripresa in positivo del cammino, con un nuovo slancio».

Ci sono delle strategie che i sinodali e i facilitatori hanno individuato, per fare discernimento sul materiale prodotto, che ti hanno colpito?

«Si è affermato uno stile: l’idea di affrontare, insieme, le fatiche, le difficoltà. I circoli territoriali hanno ripreso a lavorare bene, confrontandosi… i facilitatori stanno esprimendo un sincero entusiasmo e un bel senso di responsabilità a servizio della Chiesa. Diciamo che aver sperimentato nuove modalità di incontro, per una Diocesi come la nostra, così complicata geograficamente, potrà essere utile anche quando le restrizioni non ci saranno più».

L’assemblea sinodale ha il volto di persone che testimoniano e annunciano la misericordia di Dio?

«Direi proprio di sì. Ribadisco il concetto espresso prima: si sta progressivamente consolidando uno stile che guarda agli ostacoli non solo come a delle limitazioni, quanto a un punto di ripartenza. Anche questo significa testimoniare la misericordia. Vediamo pure nel dibattito, sia nei circoli sia nei momenti assembleari, che le tensioni, scaturite naturalmente dai diversi punti di vista, sono state superate tenendo presente lo scopo del proprio ritrovarsi: essere a servizio della Chiesa. Già il fatto di aver appreso questo stile sinodale lo possiamo considerare un frutto del cammino fatto fino a questo momento».

Come prosegue il percorso nel 2022?

«Abbiamo già messo a calendario tre assemblee dall’inizio dell’anno fino a Pasqua: 15 gennaio, 26 febbraio, 19 marzo. I sinodali sono al lavoro anche in questo tempo di Natale, con l’indicazione di leggere le proposizioni all’ordine del giorno nella prima assemblea, così da far pervenire rilievi e interventi. Stiamo facendo un cammino, che è inserito in una storia che ha un inizio e che avrà una conclusione, dalla quale scaturirà un nuovo inizio per la nostra diocesi».

Come si armonizza il Sinodo della nostra Chiesa particolare con quello intrapreso dalla Chiesa italiana?

«In un certo senso il nostro Sinodo diocesano ha anticipato la richiesta espressa da papa Francesco alla Chiesa universale. Il frutto del nostro cammino sarà condiviso anche con il resto delle diocesi italiane».

Cosa augurare per il Natale?

«Auguro a tutti di essere sempre una Chiesa che vive il Sinodo seguendo Dio che ha scelto di porre la sua tenda in mezzo a noi. La sua presenza è l’incarnazione di un cammino fatto insieme».

Enrica Lattanzi

(dal Settimanale nr. 48/49 di giovedì 13 dicembre 2021)