Dopo il solenne rito di apertura dello scorso 12 gennaio in Cattedrale a Como, il cammino sinodale prosegue. Nei giorni scorsi, sabato 25 gennaio, si è tenuto l’incontro formativo, a cura del “Gruppo Emmaus”, per i facilitatori dei circoli di studio e approfondimento formati su base territoriale. In totale 21 realtà di incontro – a cui partecipano dai 15 ai 20 sinodali – per fare discernimento e analizzare le proposizioni dell’Instrumentum Laboris, così da favorire il dibattito e il confronto durante i momenti assembleari. Il primo di questi incontri plenari è in calendario sabato 8 febbraio a Morbegno, presso la chiesa di San Giuseppe. Il programma della mattinata
dei lavori (che si aprirà alle 8.30 con le operazioni di segreteria), prevede un tempo di preghiera (che, ricordano dalla Segreteria Sinodo «è il momento fondativo della giornata») e riflessione alla presenza del gesuita padre Marko Rupnik, il quale offrirà una meditazione a partire dall’ascolto della Parola e un’istruzione sul discernimento. La seconda parte della mattinata sarà interamente dedicata ai gruppi di studio territoriali, con alcune indicazioni sul metodo di lavoro e sul percorso dei prossimi mesi.
«L’incontro per i facilitatori, lo scorso 25 gennaio, è stato molto positivo – riflette il segretario del Sinodo don Stefano Cadenazzi –. Il lavoro che ci aspetta è quello di un cammino condiviso, fatto di ascolto reciproco, per avere il coraggio, e l’intuizione, di fare scelte profetiche per il bene e il futuro della nostra diocesi». «Il facilitatore – ci
spiega Fabrizio Carletti di “Gruppo Emmaus”, il quale, insieme a don Sergio Carettoni, ha coordinato il pomeriggio formativo di due settimane fa – non è né un segretario né un incaricato di stilare un verbale. La riunione stessa per circoli territoriali non è un’occasione di dibattito, ma un tempo di preghiera e discernimento. Il sinodo, in sé, è un’esperienza bella di Chiesa e il facilitatore ha un ruolo innanzitutto spirituale. È un esempio di ministerialità laicale, a servizio di un progetto grande e condiviso». Il Sinodo «è un processo, che richiede persone che se ne prendano cura – prosegue Carletti –. È un fuoco da alimentare e mantenere vivo, con umiltà, passione, attenzione alle relazioni. Non è un insieme di “personalismi”, ma il cammino di una Chiesa che si mette in dialogo, per cogliere il senso profondo della realtà. Per i sinodali il lavoro è continuo, nel discernimento personale e comunitario. I gruppi territoriali, considerata la consistenza numerica più contenuta rispetto all’assemblea di 300 persone, consentono a tutti di poter essere parte del procedimento. È una sfida: per una Chiesa che si mette in discussione e attiva processi di cambiamento alla luce del Vangelo». L’assemblea dell’8 febbraio, dunque, servirà per mettere a fuoco alcuni elementi fondamentali. «Sabato, ai gruppi di studio territoriali – spiegano dalla Segreteria – è affidato un doppio lavoro: l’organizzazione del gruppo stesso per programmare il lavoro delle prossime settimane; una valutazione del cammino fin qui svolto, che ha portato alla redazione dell’Instrumentum laboris: siamo riusciti finora a compiere un vero discernimento, alla luce della Parola di Dio, guidati dallo Spirito, per rispondere alle attese di questo Sinodo? In che modo possiamo essere fedeli al mandato che il Sinodo ci consegna di essere
“testimoni e annunciatori della misericordia di Dio”? – in che modo possiamo aiutarci ad ascoltare quello che lo Spirito ci chiede oggi?». Il successivo appuntamento plenario si svolgerà a Como, presso la chiesa di Sagnino, sabato 7 marzo. (Enrica Lattanzi – Il Settimanale della Diocesi di Como #6)