Carissimi Sinodali,
il corona virus ha generato immediatamente un tempo di fatica, di afflizione e di lutti, e quindi anche l’interruzione forzata del nostro Sinodo diocesano, sconvolgendo così tutti i nostri progetti e la fitta programmazione precedentemente stabilita. Tuttavia, a giudizio di molti, è emersa la convinzione che non si è trattato di una parentesi vuota, né tanto meno sterile.
Abbiamo sperimentato come questo tempo di vulnerabilità globale abbia scombinato sì le nostre certezze interiori, ma insieme ci abbia permesso di verificare al vivo, dentro lo svolgersi drammatico degli eventi, l’emergere di una vera e propria “cultura della Misericordia” in atto, del tutto inattesa, ma realmente feconda. Sono sotto i nostri occhi i gesti di compassione vissuti, per esempio, da medici e infermieri, da sacerdoti e religiose, giunti perfino a dare la vita pur di assistere i propri pazienti. Nello stesso tempo, in tutta semplicità, anche nelle nostre parrocchie e nelle famiglie sono stati promossi, con grande impegno, svariati momenti di fraternità, di attenzione ai più deboli, di delicatezza verso le persone sole, di tenerezza nei confronti dei nostri cari anziani. Pur con la sofferenza di non poterci ritrovare insieme per celebrare l’Eucaristia domenicale, è scattata la “fantasia della carità”, che ha generato strumenti nuovi per vivere una cordiale vicinanza, pur nella distanza fisica, con le diverse categorie del popolo di Dio.
Così siamo giunti alla “seconda fase” di questa situazione di pandemia con la convinzione che il Sinodo non è stato per nulla interrotto, ma ha trasformato questa inedita situazione in una occasione favorevole per sperimentare al vivo la Misericordia di Dio all’interno stesso dei nostri ambienti di vita, nelle realtà locali in cui normalmente viviamo. Possiamo affermare con sincerità che non siamo più quelli di prima! Se siamo convinti della realtà nuova che questo periodo ha generato, con molta umiltà e modestia, possiamo affrontare, allora, con uno sguardo purificato, il periodo che ci sta davanti e riprendere con gradualità e pazienza il nostro cammino sinodale, rendendoci conto del “novum” che ci è stato offerto e che in parte abbiamo sperimentato.
Vogliamo dimostrare che non si procede per tesi preparate a tavolino, da conquistare forzatamente, ma si avanza insieme attraverso lente e progressive maturazioni sofferte, pagate sulla propria pelle, dentro una Chiesa che fa tesoro di ciò che Dio le rivela nell’oggi, a partire da ciò che Egli è (misericordia) e dai segni di Dio dentro la fragile e complessa storia dell’uomo. Diversamente, ci fermeremmo a semplici descrizioni sociologiche, pur utili, ma insufficienti per maturare convinzioni nuove e coraggiose prassi di misericordia all’interno del popolo di Dio. Esse sono indispensabili per la testimonianza di misericordia che come Chiesa siamo chiamati ad offrire alla società in cui siamo inseriti.
Anche a nome del Consiglio di Presidenza del Sinodo, vorrei quindi proporvi di utilizzare questo periodo come un tempo dedicato a una presa di coscienza di ciò che questo tempo, pur nella sua drammaticità, ha prodotto in ciascuno di noi, ma anche nello “stile di vita” della nostra Chiesa. Essa si è impegnata a testimoniare ed annunciare la misericordia di Dio in atto, nonostante le chiese vuote o chiuse, a farsi vicina e solidale con tutti coloro che hanno sperimentato lontananza e solitudine e a generare compagnia e consolazione. E’ già emersa una nuova immagine di Chiesa, forse più povera, ma non meno efficace per rispondere alla sua chiamata evangelizzatrice.
Nell’attesa di un incontro comunitario, per via telematica, programmato per venerdì 5 giugno, alle ore 20.45, vi propongo di condividere, all’interno di questo mese di maggio, le esperienze di questo difficile e sofferto periodo, alla luce della fede, con i sinodali del vostro ambiente con i quali siete già in contatto. La modalità di ritrovarsi in piccoli gruppi territoriali di lavoro, che avevamo iniziato a sperimentare, può risultare quanto mai opportuna in questo momento per riprendere un cammino condiviso, utilizzando gli strumenti informatici a disposizione per un confronto e un discernimento che ci aiuti a chiederci cosa il Signore abbia voluto e voglia dire a noi oggi e cosa chieda alla nostra Chiesa per essere veramente annunciatrice e testimone della misericordia. Dentro questi “circoli minori” scaturiranno riflessioni opportune e proposte concrete da condividere – secondo le indicazioni che a breve verranno fornite dalla segreteria – nell’incontro assembleare, luogo in cui “fare il punto” e programmare i successivi passi di ripresa.
In attesa di poterci incontrare, vi auguro ogni dono pasquale che il Signore risorto elargisce generosamente a ciascuno di voi. Con affetto di fratello e di padre.
+ Oscar CANTONI, Vescovo di Como