«Siamo distanti ma vicini, connessi, consapevoli che il Sinodo non è né sospeso né rinviato, ma è un’opportunità, un’occasione di conversione». Queste le parole del Vescovo monsignor Oscar Cantoni a fare da guida all’incontro dello scorso 5 giugno per le oltre 285 postazioni sinodali collegate sulla piattaforma Zoom per una plenaria molto particolare, in epoca di distanziamento personale. «Il cammino – ha sottolineato ancora il Vescovo – non è stato vano né vuoto: siamo maturati ed evoluti dentro questa crisi, fino a raggiungere convinzioni nuove a cui siamo arrivati dopo un tempo di preghiera e riflessione. Siamo a un punto di ripartenza, che significa ripartire da Dio e dalle provocazioni della sua Parola. Attraverso la contemplazione di Dio Trinità Misericordia possiamo diventare quello che il Signore ci chiede di essere: testimoni e annunciatori della Misericordia di Dio». Anche il segretario generale del Sinodo, don Stefano Cadenazzi, ha evidenziato l’importanza di ripartire dalla Parola di Dio, rileggendo alla luce dello Spirito di Misericordia quello che abbiamo vissuto, perché non possiamo far finta che nulla sia accaduto. Ascoltate le cinque testimonianze che abbiamo riportato, con ampia sintesi, in queste pagine, il Vescovo Oscar ha tratto quattro conclusioni. «Ringrazio i cinque amici che questa sera ci hanno offerto la loro commovente testimonianza. Hanno narrato quanto hanno vissuto nei tempi di maggiore criticità del coronavirus e lo
hanno fatto con semplicità, non per vantarsi, ma esponendosi umilmente, lasciando cioè emergere i loro sentimenti più profondi. E sappiamo che non è mai facile parlare di se stessi e delle proprie emozioni. Lo hanno fatto in spirito di servizio». In secondo luogo è «apparso chiaramente che questo lungo periodo di coronavirus, quindi di prova, di fatica, di lutti e di dolore, ha inciso profondamente sul nostro vissuto, quasi costringendoci ad una interiorizzazione supplementare, a entrare più direttamente in comunione con Dio e sperimentare, toccando quasi con mano, come Egli si è fatto vicino agli uomini di oggi, cammina con noi dentro le bufere che ci assalgono. Anche gli uomini di oggi hanno intuito con maggiore intensità la centralità della presenza di Dio nella loro vita, che si è rivelato come misericordia. Rimettere Dio al centro della nostra vita e della vita della Chiesa è un obiettivo a cui il Sinodo deve tendere». Terzo punto: «il nostro Dio, Trinità misericordia, è apparso come la sorgente da cui derivano atteggiamenti nuovi da parte nostra, quali una vicinanza speciale con chi soffre, con chi è solo, con
chi è lasciato ai margini, con chi ha perso il lavoro, con chi si trova improvvisamente povero, al di là di ogni previsione. Una vicinanza con l’umanità sofferente è l’immagine di una Chiesa serva, povera i mezzi e di strutture, ma che c’è, ossia non scappa dalle fatiche, dai drammi e dalle solitudini degli uomini di oggi. Si rende presente, vicina e solidale a tutti i livelli, nonostante le fatiche e le fragilità che non ci sono tolte». Infine, ai sinodali, una traccia, un compito per la riflessione in vista del prossimo incontro – se possibile in presenza, il prossimo 26 settembre -: riflettere su un interrogativo molto aperto «quale nuova immagine di Chiesa si aspetta il Signore da noi, a partire da questi tempi, dalle attese e dalle difficoltà della gente?». Un tema che il Vescovo stesso ha definito fondamentale per la comunità cristiana, un punto di partenza importante prima per la riflessione, poi per la prassi: un “punto di ripartenza” per il Sinodo che è un “camminare insieme” che non si esaurisce mai e che ora vede un nuovo capitolo a partire da un’esperienza che ha portato a riflettere su aspetti fondamentali della propria vita, umana e di fede.
Testi e sintesi a cura di ENRICA LATTANZI pubblicata da Il Settimanale