Secondo le indicazioni dello strumento di lavoro per la "Fase profetica"

Il contributo della Diocesi di Como

Verso la seconda Assemblea sinodale delle Chiese in Italia

Contributo secondo le indicazioni dello strumento di lavoro per la “Fase profetica” del Cammino sinodale delle Chiese in Italia

 

A) Premessa

La diocesi di Como ha vissuto il Sinodo diocesano dal 2017 al 2021 e alla luce del Libro sinodale (2021)  il cammino sta proseguendo sul territorio attraverso le visite pastorali ai 26 Vicariati.

La dimensione profetica di questa esperienza diocesana durata quattro anni appare nelle priorità pastorali che il vescovo Oscar ha indicato dopo l’ascolto e il discernimento comunitari e che ora vengono richiamate, adeguate e arricchite nel dialogo con le comunità cristiane sul territorio. Si tratta di un percorso che continuerà dopo le visite pastorali sempre con l’accompagnamento dell’équipe sinodale diocesana e soprattutto con il coinvolgimento del Consiglio pastorale diocesano.

Il tema “Sinodalità e corresponsabilità” è stato scelto come tema diocesano da declinare nel tempo e sul territorio, nella convinzione che queste due dimensioni tra loro comunicanti formano il binomio inscindibile per generare profezia grazie alla conversione personale, comunitaria e strutturale.

Questa premessa consente di motivare il contributo della nostra diocesi nella fase profetica del cammino sinodale delle Chiese in Italia ponendo in risalto, come nei precedenti contributi, l’intrecciarsi della dimensione locale con quella nazionale e cogliendo i punti di convergenza, le questioni aperte, le prospettive profetiche comuni.

La premessa si è resa necessaria per motivare la scelta delle schede 7, 11, 12 e 2.

Nelle prime tre schede la sinodalità e la corresponsabilità richiamano l’impegno a tradurre le due definizioni in esperienze concrete sul territorio con percorsi graduali e pazienti.

Nella scheda n. 2 lo stile sinodale e il metodo della corresponsabilità stimolano e sostengono la comunità nella testimonianza cristiana nella specificità e nella complessità del territorio.

Per ogni scheda vengono proposte alcune scelte possibili per la nostra diocesi tenendo conto di quanto è indicato nel Libro sinodale e nella consapevolezza della necessità di leggere e interpretare le trasformazioni in atto e la velocità con le quali si sviluppano (i segni del tempo).

Dalla riflessione e dal discernimento sui punti da cui partire e le traiettorie delle proposte concrete sono quindi maturate le indicazioni delle scelte diocesane.

In questo contesto sono prese in considerazione in particolar modo le domande relative agli organismi di partecipazione (diocesani, vicariali, di comunità pastorali, parrocchiali, di aggregazioni laicali…).

Si è ritenuto di rispondere alle molte domande poste nello strumento di lavoro per le singole schede con un’unica nota alla fine di questo elaborato.

Per ogni scheda vengono proposte alcune scelte tenendo conto di quanto al riguardo è indicato nel Libro sinodale diocesano.

 

B) Le schede scelte

Scheda 7

Formazione sinodale, comunitaria e condivisa

Tra le schede della seconda sezione dello strumento di lavoro, sezione che si concentra sulla formazione missionaria dei battezzati, visto il tema della sinodalità scelto dalla nostra diocesi, sono da approfondire gli spunti proposti nella scheda 7 (Formazione sinodale, comunitaria condivisa).
In questa prospettiva si colloca la conversazione nello Spirito che è un processo, uno stile più che un metodo da proporre e sperimentare a tutti i livelli della vita ecclesiale

Necessaria e urgente la concretizzazione di una formazione vicendevole e comunitaria che interessi tutte le persone uomini, donne, laici consacrati in tutti gli aspetti in modo che si superi il rischio che lo specifico diventi o rimanga il separato.

Per questo sono indispensabili una visione pastorale di insieme e una corrispondente impostazione degli ambienti e dei processi formativi perché la fede (ricerca e incontro con Dio) possa essere trasmessa con esperienze e linguaggi idonei in tutte le stagioni e le situazioni della vita.

Lo stile sinodale deve essere concretamente vissuto e non semplicemente declamato, e per questo occorre che le persone e le comunità abbiano un accompagnamento che accanto alla formazione dia spazio all’esperienza, alla sperimentazione.

 

Scheda 11

Discernimento e formazione per la corresponsabilità e per i ministeri dei laici

A – É necessario – come sta avvenendo in diocesi – promuovere e formare nuovi ministeri in prospettiva missionaria che promuovano e sostengano  una presenza viva della comunità missionaria sul territorio secondo uno stile di prossimità e permettano una pastorale integrata in risposta ai concreti bisogni del territorio, con particolare cura delle persone che sono o si sentono ai margini della vita ecclesiale: occorre abbandonare l’abitudine di considerare i lontani come se fossero irraggiungibili.

B – Accompagnare le parrocchie a vivere come prassi ordinaria gli incontri di discernimento comunitario (conversazione nello Spirito) dei carismi presenti tra i membri della comunità al fine di individuare persone che potrebbero impegnarsi con adeguata formazione in servizi e ministeri pastorali interni ed esterni alla comunità stessa.

C – É esigenza avvertita quella di avviare una mappatura a livello diocesano per conoscere la realtà dei ministeri e per accompagnarli nella crescita qualitativa e quantitativa.

 

Scheda n.12

Forme sinodali di guida delle comunità

A – Favorire con specifica cura la messa in rete delle parrocchie (comunità pastorali e vicariati) perché la parrocchia non si esaurisce nei suoi confini geografici (cfr. La conversione pastorale della comunità parrocchiale). Vicariati e comunità pastorali sono un’esperienza pastorale da coltivare tenendo conto delle trasformazioni sociali e culturali nonché delle domande delle nuove generazioni che esigono un ripensamento complessivo sul senso della comunità cristiana. E questo è compito non esclusivo ma irrinunciabile del Consiglio pastorale diocesano che dovrà assumerlo per renderlo credibile e maggiormente condiviso dagli organismi territoriali di partecipazione.

B – Creare e sostenere l’esercizio di una modalità condivisa di guida pastorale del parroco con la cooperazione di altri presbiteri, consacrati e dei fedeli laici: dare concretezza pastorale alla corresponsabilità attraverso buone prassi da mettere in rete anche con sperimentazioni innovative.

C – Valorizzare e/o formare il ministero di animatore o coordinatore di piccole comunità senza la presenza stabile del presbitero e per le celebrazioni domenicali della Parola.

D -Attivare nuove procedure di consultazione per l’individuazione e la nomina dei responsabili di ambiti pastorali (vicari foranei, direttori uffici diocesani, assistenti aggregazioni laicali…). Si tratta di dare efficacia alla corresponsabilità ecclesiale anche nelle nomine a diversi livelli.

E) – (Ripresa dalla scheda n.16) Implementare, sviluppare, supportare la “pastorale integrata” favorendo un rapporto sempre più stretto di collaborazione, condivisione, programmazione tra gli organismi di rappresentanza diocesani: Consiglio Episcopale / Consiglio presbiteriale / Collegio vicari foranei / Consiglio pastorale diocesano / Cup (Coordinamento Uffici Pastorale) / Cdal, ecc. La logica è quella della “sperimentazione generativa”: se si attivano processi virtuosi dall’alto testimoniandone l’efficacia pastorale (dimostrare che l’azione pastorale della Diocesi è di fatto sinodale, ministeriale, partecipata, condivisa) e più coinvolgente le comunità sui territori.

 

Scheda n 2

Sviluppo umano integrale e cura della casa comune

A – Promuovere stili di vita sostenibili in chiave sociale e ambientale a partire da una capillare formazione a ogni età curando in particolare il tema della spiritualità del creato e dell’impegno sociale.

B – Realizzare con le istituzioni esperienze di fraternità e amicizia sociale su obiettivi concreti di miglioramento della vita del territorio attraverso gruppi misti (ecclesiali e non ecclesiali) di confronto e di proposta negli ambiti sociali, economici, istituzionali.

In diocesi di Como tra gli obiettivi concreti che per essere raggiunti esigono formazione e azione (buone prassi) sono: la promozione della cultura della pace compreso il rifiuto del commercio delle armi, il diritto alla casa minacciato da un turismo squilibrato, la realtà umana delle due carceri, la ludopatia che contagia adulti e giovani.

C – Promuovere la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa quale fonte generativa di percorsi e processi educativi dando vita sul territorio a luoghi di pensiero, progetto e percorso che coinvolgano in modo attivo i giovani. La Pastorale sociale, la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, il Fondo diocesano di solidarietà e la Caritas hanno allo studio una proposta ad hoc che stanno presentando nei Vicariati per una prima sperimentazione.

C) Le domande

Con chi e come?

Le domande contenute nelle schede dello strumento di lavoro stimolano l’approfondimento e il discernimento in diverse direzioni e in diversi ambiti.

Con chi e come?  Ci sembra questa la prima domanda a cui rispondere perché in essa si colloca il tema (o la sfida) delle relazioni attraverso le quali si possono costruire le altre risposte.

Una seconda risposta viene dall’analisi della realtà, dal discernimento, da una creatività generativa di percorsi concreti. In questo contesto si sta avviando il coinvolgimento di figure competenti e l’apertura di tavoli di approfondimento e dialogo sul territorio.

Una terza risposta viene dall’esercizio della sinodalità e della corresponsabilità nei diversi organismi di partecipazione e dalla loro capacità di costruire alleanze con soggetti educativi, culturali, sociali e istituzionali operanti sul territorio.  L’impegno da assumere in tale conteso è quello di rimotivare il senso e il valore della partecipazione le cui fondamenta sono nella “definizione” cristiana di persona e di comunità.

Fondamentale in questo quadro il ruolo del consiglio pastorale diocesano che per rispondere alle esigenze e alle sfide necessita di un supplemento di formazione teologica ed ecclesiale: per questo si auspicano incontri residenziali di preghiera, studio, ascolto. In questo percorso si prevede il coinvolgimento degli uffici pastorali e dei formatori del seminario nei modi più efficaci. Il “cantiere di profezia” qual è il Consiglio pastorale diocesano può diventare così un esempio di formazione missionaria della comunità, una formazione che non escluda lo specifico ma non lo riduca al separato.

 

D) Riflessione

Riflessione propositiva dell’équipe sinodale.

“L’orizzonte di largo respiro offerto dal Sinodo diocesano è l’orizzonte della sinodalità, del camminare insieme, che richiede una riqualificazione e una valorizzazione della comune vocazione battesimale. Ogni battezzato è corresponsabile della missione della Chiesa che è quella di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo e di testimoniare il Dio-Misericordia come il Sinodo ci ha indicato. La dimensione e la pratica sinodale sono la risposta profetica del nostro Sinodo e della nostra Chiesa alle trasformazioni   della società e della cultura contemporanea che ha i suoi riferimenti in un individualismo esasperato, in una globalizzazione che appiattisce tutto e tutti, in un populismo che è fortemente divisivo, incapace di vera inclusione.

L’esperienza vissuta in seno all’equipe sinodale evidenzia che non è facile cogliere la straordinaria ricchezza della sinodalità che è il camminare dei cristiani con Cristo, verso il Regno, insieme all’intera umanità. La sinodalità significa pensare, progettare, lavorare, crescere insieme, ai diversi livelli della vita ecclesiale, attraverso la cura dell’ascolto reciproco, del dialogo, del discernimento comunitario, della generazione di un consenso maturato nell’ascolto dello Spirito. È doveroso chiedersi quale Chiesa desideriamo lasciare alle generazioni future, per la responsabilità che a noi compete. La risposta a questa domanda richiede un approfondimento anzitutto concettuale, ma anche teologico, della pratica della sinodalità anche se il discernimento in corso, da ulteriormente approfondire, evidenzia che la prospettiva sinodale rappresenta il futuro della Chiesa.

È profonda convinzione dell’equipe sinodale che il processo sinodale sia un tempo di Grazia. Lo Spirito sta offrendo l’opportunità di sperimentare una nuova cultura della sinodalità, capace di orientare la vita e la missione della Chiesa. La sinodalità, che è lo stile pastorale più proprio della Chiesa, è ordinata alla missione. La sinodalità è intrinsecamente missionaria e costitutivamente ministeriale, consentendo così di chiudere la triade sinodalità, ministerialità e missionarietà, che rappresentano le tre grandi direttrici del Sinodo diocesano.

Per promuovere, costruire e realizzare la conversione pastorale necessaria per una Chiesa sinodale, l’elaborazione dell’esperienza vissuta dall’equipe sinodale porta ad individuare i seguenti ambiti che, forse più di altri, consentono di arrivare a una Chiesa sinodale.

  1. Un primo ambito concerne la formazione dei fedeli laici. Non occorrono approfondite analisi per rendersi conto della scarsa formazione alla fede dei fedeli laici, il cui livello, nella maggior parte dei casi, è rimasto quello della formazione ricevuta nel percorso di iniziazione cristiana, dopo la quale il percorso di maturazione della fede cristiana si è arrestato, non consentendo di raggiungere una fede adulta e matura. Il modello a cui dobbiamo riferirci è il modello con cui Gesù ha formato i discepoli, condividendo con loro la sua vita. Prendersi cura della propria formazione è la risposta che ogni battezzato è chiamato a dare ai doni ricevuti dal Signore perché i talenti ricevuti possano essere a servizio di tutti. La formazione non è dunque solo un miglioramento delle proprie capacità, intellettive e relazionali, ma è conversione alla logica del Regno. E la formazione “a” e “per” una Chiesa sinodale richiede di essere intrapresa in modo sinodale: è l’intero Popolo di Dio che si forma insieme camminando insieme.
  2. Un secondo ambito riguarda la formazione di una comunità ministeriale chiamata, in comunione con i presbiteri, a farsi carico di una progettazione pastorale capace di confrontarsi e di entrare in dialogo con la complessità del nostro tempo. Una comunità ministeriale ha il compito di aprire gli orizzonti di una Chiesa sinodale e di individuare i processi attraverso cui continuare nell’opera di evangelizzazione nel contesto culturale contemporaneo. Questa azione ecclesiale, cioè la costituzione e la promozione di una comunità ministeriale, è importante e risulta decisiva per la missione.
  3. Un terzo ambito riguarda una profonda riflessione sulla Parrocchia. Il modello tridentino sta per essere travolto dagli effetti della globalizzazione, della secolarizzazione, della tecnocrazia, dell’economia di mercato, della profonda crisi della cultura democratica.

Occorre riflettere sulla mobilità, sul conflitto tra mondo globale e particolarismo locale, sulla esperienza di fede esclusivamente vissuta all’interno della Parrocchia.

A questi tre aspetti – la formazione dei fedeli laici, la costituzione della comunità ministeriale, la riflessione sul ruolo della Parrocchia – possono evidentemente aggiungersene molti altri (testimonianza della carità, comunicazione, ecumenismo, realtà giovanile, situazione della famiglia, centralità della liturgia …).

 

Questo contributo dell’Équipe sinodale diocesana è stato definito con la Segreteria del Consiglio pastorale diocesano. Il testo è a conoscenza dei membri del Consiglio pastorale diocesano (https://  sinodo.diocesidicomo.it).

Lo stesso Consiglio verrà ancor più coinvolto e reso protagonista dopo la seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia e alla luce delle priorità pastorali che verranno indicate dall’assemblea Cei del maggio 2025.

 

Como, 26 febbraio 2025