Carissimi Fratelli e Sorelle,
siamo di nuovo chiusi in casa e abbiamo giustificate ragioni per essere allarmati. Notizie dolorose circa il diffondersi del virus da Covid 19 ci giungono da ogni parte. Sono vere le preoccupazioni per la salute di ciascuno di noi e dei membri delle nostre Comunità. Ci assale la tristezza per quanti muoiono, per chi è ricoverato negli ospedali o nelle case di cura per anziani e per quanti sono tentati dalla solitudine e dallo sconforto. Non mancano fatiche economiche, ci inquietano le previsioni di tempi ancor più impegnativi.
Le difficoltà di mantenere relazioni interpersonali crescono sempre di più: c’è il sospetto di sentirci contagiati gli uni dagli altri. Emerge di nuovo tutta la nostra vulnerabilità e fragilità, i limiti e l’impotenza umana di fronte alle forze della natura: siamo esposti alla paura e alla solitudine, con il pericolo di chiuderci ancora di più in noi stessi.
Tuttavia non possiamo dimenticare di essere parte di una grande famiglia, che non può rinunciare ad un altro tipo di “contagio”, che è quello dell’amore, della vicinanza, della solidarietà, della presa in carico dei nostri fratelli, così da vivere questo periodo come una opportunità di comunione.
Una consolante verità che deve risuonare in noi come credenti è la certezza della fedeltà incrollabile di Dio, la presenza permanente tra noi del Signore risorto, che come ai due discepoli sulla strada di Emmaus, ci fa ardere il cuore e mentre ci accompagna lungo questi tempi dolorosi con la sua Parola e spezza il Pane eucaristico per noi, continua a sussurrarci nel profondo: “Non abbiate paura!”. Riconosciamo il Signore Gesù vincitore del peccato e della morte, Lui che ha vinto il mondo, così che “con Dio la vita non muore mai”.
Queste consolanti certezze di fede ci liberano dall’attaccamento a noi stessi, dal rifugio nel privato, ci incoraggiano nel prenderci cura degli altri, ma anche nel continuare a sperare in un futuro vissuto insieme, in un modo nuovo.
A partire dalla situazione drammatica del tempo presente, impegniamoci a passare “dalla globalizzazione dell’indifferenza alla globalizzazione della fraternità”, trasmettendo ragioni di vita e di speranza.
Proprio in questo tempo di lockdown, come Sinodali, possiamo aiutarci a immaginare il futuro della nostra Chiesa, rinnovata dalla misericordia di Dio, di cui noi oggi siamo chiamati ad essere i destinatari e insieme anche i protagonisti.
La nostra Comunità cristiana, nel prossimo futuro, sarà il frutto di come abbiamo saputo trarre insegnamento da questo periodo di pandemia, da quali scelte concrete abbiamo vissuto, quali risorse, individualmente e insieme come comunità, pensiamo di valorizzare e di offrire per permettere a tutti di sperimentare la misericordia di Dio.
Ecco perché vi invito a mantenere ancora più vivo un responsabile coinvolgimento personale nel Sinodo che stiamo celebrando, senza lasciarci prendere da quel senso di scoraggiamento che il Nemico vorrebbe farci sperimentare. Chiediamo nuova luce allo Spirito Santo perché sappiamo prospettare il futuro volto della nostra Chiesa a partire da ciò che oggi, in questo tempo di crisi, ci è possibile imparare.
Saremo così in grado di prendere sul serio l’attuale momento storico per riconoscere in esso una vera occasione di grazia, che Dio offre a chi ha “occhi semplici”, ossia vive da credente in Cristo questa situazione impegnativa.
E poiché tutto parte dalla fede in Dio che regge il mondo e lo governa con la ricchezza della sua misericordia, vi propongo un momento forte di preghiera, nella Solennità di Nostro Signore Gesù Cristo Re dell’Universo, domenica 22 novembre 2020.
Ogni Comunità organizzi, attraverso l’apposito sussidio predisposto dall’Ufficio per la Liturgia, un’occasione di preghiera perché il nostro Sinodo raggiunga quelle finalità che “lo Spirito Santo e Noi” (At 15,28) ci siamo prefissati.
Io prego con voi e per tutti voi, perché insieme possiamo rendere più bello e attraente il volto della nostra Chiesa, la Sposa santa del Signore. In attesa della Sua venuta, che invochiamo soprattutto nel tempo di Avvento, adottiamo il vaccino sempre efficace dell’amicizia, della compassione e della fraternità per renderla segno tangibile e vivo della misericordia di Dio.
Con affetto di padre e di fratello
Como, 9 novembre 2020.
Festa della Dedicazione della Basilica Lateranense