Nella bisaccia dei sinodali

AFFRESCHI SINODALI/8

Affreschi sinodali/8.
Domande, risposte e attese lungo il cammino

Nella bisaccia dei sinodali

Che cosa stiamo imparando? Nella nota pubblicata sul settimanale diocesano del 20 gennaio la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali (Cdal), evidenzia il costante impegno dei laici nei lavori sinodali e lo rilancia con convinzione nella fase conclusiva del cammino. Nel testo c’è un richiamo che prende spunto dalle parole del vescovo Oscar nell’omelia del 31 dicembre: “… insieme al riconoscimento della situazione drammatica in cui tutti siamo coinvolti, non è inutile domandarci cosa vuol dirci il Signore, che cosa stiamo imparando da una lezione così severa”. Non ci si aspettava una recrudescenza della pandemia ma la voce dei sinodali non si affievolisce. Nei Circoli territoriali si rafforza la volontà di intrecciare il discernimento con le paure, le attese, le preoccupazioni, le speranze di persone, famiglie e comunità. Chiamati a leggere e interpretare alla luce della fede i segni di questo tempo i sinodali riscoprono l’importanza e la bellezza di concretizzare nelle proposte l’invito a essere credibili testimoni e annunciatori della Misericordia di Dio.

Basta un panino… Le assemblee sinodali sono state costrette dalle misure di sicurezza sanitaria a restringere i tempi: tre quattro ore, non di più. Questo rende difficile andare oltre le operazioni di voto e fa nascere la nostalgia dell’incontro tra persone che seppur difficile è sempre desiderato. Certamente i Circoli stanno svolgendo un lavoro prezioso e insostituibile ma, ricorda la Cdal, sono le assemblee a dare il respiro diocesano al cammino sinodale, a esprimere nelle relazioni tra le persone il calore della Chiesa. Trovare una soluzione organizzativa e logistica nel rispetto delle misure di sicurezza sanitaria e all’arrivo della primavera non dovrebbe essere difficile. Ai pellegrini, come sono i sinodali, basta un panino nella bisaccia per continuare il cammino. Basta poco per aggiungere a quello del voto il tempo del racconto, dell’ascolto, dei volti. Tra le righe di una piccola proposta si può leggere un atto di amore.

Le nove insidie È un buon esercizio quello di guardare il Sinodo anche per verificare in quale misura sono state respinte le nove insidie elencate nel vademecum per il Sinodo sulla sinodalità (2021-2023). Eccole in breve: 1) La tentazione di voler guidare le cose di testa nostra invece di lasciarci guidare da Dio 2) La tentazione di concentrarci su noi stessi e sulle nostre preoccupazioni immediate. 3) La tentazione di vedere solo “problemi”. 4) La tentazione di concentrarsi solo sulle strutture. 5) La tentazione di non guardare oltre i confini visibili della Chiesa. 6) La tentazione di perdere di vista gli obiettivi del processo sinodale. 7) La tentazione del conflitto e della divisione. 8) La tentazione di trattare il Sinodo come una specie di parlamento. 9) La tentazione di ascoltare solo coloro che sono già coinvolti nelle attività della Chiesa. La presenza attiva di 250 sinodali è la conferma che alle nove insidie hanno risposto e stanno rispondendo l’umiltà e l’intelligenza degli operai della vigna del Signore.

Un messaggio dai giovani? Gli adulti dicono spesso che si deve “lasciare la parola ai giovani”. Qualcuno ha risposto che non ha molto senso questa frase perché i giovani “sono parola”. La parola si muove in libertà e con responsabilità, non ha bisogno che qualcuno l’autorizzi. I giovani al Sinodo, come in altri luoghi ecclesiali, sono pochi e questa loro assenza, che è assenza della loro parola, interroga e preoccupa la comunità. Ci sono giovani che in luoghi diversi si ritrovano, si parlano, condividono pensieri, progetti e percorsi. A modo loro stanno parlando anche del Sinodo. C’è da aspettarsi che presto arriverà ai sinodali un loro messaggio. Sarebbe un segnale importante, un segnale atteso, un passo avanti nel dialogo tra generazioni, un dialogo che è condizione irrinunciabile per la vita di una comunità. I sinodali accoglieranno il messaggio come dono, come auspicio per una comunicazione nuova tra le diverse stagioni della vita.

Paolo Bustaffa

(pubblicato sul n. 5 de “Il Settimanale della Diocesi di Como” del 3 febbraio 2022)

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