Assemblea sinodale nazionale
Da un inciampo a un passo avanti
L’esperienza di una “correzione fraterna” generata dal sentirsi corresponsabili di una Chiesa in cammino.
“Vorrei finalmente comprenderla tutta nella sua storia, nel suo disegno divino, nel suo destino finale, nella sua complessa, totale e unitaria composizione, nella sua umana e imperfetta consistenza, nelle sue sciagure e nelle sue sofferenze, nelle debolezze e nelle miserie di tanti suoi figli, nei suoi aspetti meno simpatici, e nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità”.
Il pensiero di Paolo VI sulla Chiesa, colto da un suo scritto postumo pubblicato il 9 agosto 1979 da L’ Osservatore Romano accompagna nel rileggere i quattro giorni della seconda assemblea sinodale delle Chiese in Italia (31 marzo-3 aprile 2025) seguendo il filo che li ha uniti.
Forse qualcuno non si è accorto, forse non ha voluto o potuto accorgersi ma si è scritta una bella pagina di vita ecclesiale e si sono poste le premesse per scriverne altre. Come peraltro in modo analogo è avvenuto nel nostro Sinodo diocesano e nell’avvio della sua attuazione sul territorio con le visite pastorali ai Vicariati.
All’inizio dell’assemblea nazionale c’è stato indiscutibilmente un inciampo nel presentare 50 proposizioni talmente asciugate da non essere o essere solo in parte rispondenti agli esiti dell’ascolto e del discernimento che per quattro anni hanno visti impegnati prima i referenti, successivamente i delegati diocesani e di riflesso le stesse diocesi.
Dell’inciampo evidenziato, con parresia e con critica non del tutto inattese, da molti dei 51 intervenuti della prima giornata assembleare si è preso immediatamente atto, si è riconosciuto l’errore e si è ripreso il cammino.
Questa “correzione fraterna” è stata il frutto della consapevolezza di essere quella Chiesa che Paolo VI lascia intravvedere nel suo scritto.
Con questi sentimenti i gruppi e i sottogruppi formati dai 1000 delegati si sono dedicati alla formulazione degli emendamenti con lo stile della “conversazione nello Spirito”.
“Perché la gioia sia piena” era il titolo iniziale del percorso e tale è rimasto per tutta l’assemblea confermando che della gioia cristiana fanno parte anche la fatica, le soste impreviste, le incomprensioni, i momenti di difficoltà.
La meta mai persa di vista era e rimane quella di una Chiesa generativa di speranza, credibile nel suo annuncio gioioso del Vangelo in un mondo che sta attraversando una stagione di preoccupazioni e di disorientamento.
La “profezia” alla quale in particolare era dedicata l’assemblea è dire che Dio è presente nella storia, che lo Spirito Santo agisce, che Cristo cammina sulle strade di oggi come camminava sulla strada verso Emmaus.
Il cammino sinodale chiede di stare al passo del Risorto, chiede di parlare con simpatia di Lui e con Lui nelle diverse situazioni e condizioni di vita: la povertà, la diseguaglianza, la fatica, la sofferenza e in tutte le stagioni della vita la gioventù, l’età adulta la vecchiaia. Chiede di parlare, facendosi comprendere, a uomini e donne riconoscendo in loro la comune dignità della persona.
Impossibile soffermarsi qui sugli emendamenti alle 50 proposizioni le cui sintesi presentate nell’ultimo giorno dell’assemblea hanno ricevuto un unanime consenso. Mi soffermo solo su alcuni.
Per quanto riguarda le nuove configurazioni territoriali per una pastorale condivisa andando oltre gli aspetti organizzativi e il calo numerico delle vocazioni sacerdotali la riflessione ha riguardato il dialogo preti-laici in una prospettiva di corresponsabilità e di formazione comunitaria che esige il coraggio di scelte innovative e nello stesso tempo teologicamente fondate.
La riflessione sul tema del ruolo delle donne nella Chiesa non si è persa nel discettare sulle “quote rosa” ma si è concentrata sul riconoscimento della dignità della persona sia essa uomo o donna, sul riconoscimento di una ricchezza di vita e di fede che si esprime nella Chiesa e nella società con sensibilità e competenze diverse ma non separate, diverse ma complementari e liete di gareggiare nello stimarsi a vicenda.
Il dialogo con il mondo ha riportato in evidenza tra gli altri il tema della cultura che non ancora trova la giusta collocazione nel percorso pastorale. Cultura e comunicazione sono ancora ai margini, la fatica e la bellezza del pensare non sono sempre comprese e questa fragilità non aiuta a far crescere relazioni con persone di diversa età, di diverse provenienze sociali, culturali e religiose. Non aiuta a cogliere e interpretare i segni dei tempi.
Infine un’annotazione sul clima che ha caratterizzato l’assemblea e su come non pochi media hanno notiziato i lavori dell’assemblea. Nella preghiera, nell’ascolto di testimonianze, nell’incontro dei volti, nei pensieri condivisi sono emerse la bellezza e la grandezza della Chiesa che nella partecipazione di laici, laiche, preti, vescovi, consacrati e consacrate offre la testimonianza di fraternità ecclesiale che si rende protagonista di amicizia sociale.
Non ci sono state maggioranze o minoranze che si sono contrapposte, non c’è stata una conferenza episcopale intesa come controparte, c’è stata una corresponsabilità che non appiattisce e omologa ma è terreno generativo di parole e fatti di Vangelo. Questa consapevolezza ha porre degli emendamenti la terminologia della corresponsabilità
Sul piano della comunicazione mediatica non hanno sorpreso le letture di taglio ideologico o politico di molti media e neppure ha sorpreso che molte valutazioni, anche di cattolici, si siano limitati a queste letture. Non è e non sarà la prima volta e se questo riduzionismo interroga i professionisti della comunicazione sulle loro competenze ancor più interroga coloro che non avertono la necessità di un approfondimento.
Ci sarà modo di tornare su questi passi che incoraggiano quelli del cammino sinodale diocesano in vista del 25 ottobre – Giubileo delle équipe sinodali diocesane – in cui l’assemblea nazionale sarà chiamata a votare il nuovo testo delle proposizioni frutto del lavoro svolto nei quattro giorni e della elaborazione del Comitato nazionale. All’assemblea dei vescovi di novembre il compito di indicare le priorità pastorali alle diocesi italiane. Anche per la nostra sarà un’occasione di verifica e di continuità anticipata dall’incontro del 30 agosto con il card. Mario Grech Segretario generale del Sinodo dei Vescovi.
Un incontro che il vescovo Oscar, presente con i delegati diocesani all’assemblea nazionale, propone a preti, diaconi, consacrati e consacrate, laici e laiche come occasione di “formazione comunitaria” per una Chiesa che cresca “nel suo sforzo perenne di fedeltà, di amore, di perfezione e di carità”.
Paolo Bustaffa